giovedì 14 agosto 2014

In cerca di Giulia


Marco spense frettolosamente il pc e si precipitò velocemente per le scale : era tardi, e doveva sbrigarsi, o non l'avrebbe trovata.

Per poco non andò a sbattere contro Gianni, il tuttofare dell'ufficio accanto, una vita dedicata al lavoro, ed un'insoddisfazione perenne legata a una mancanza di autonomia, lui, ormai grande, ancora a casa di mamma e papà, per non potersi permettere uno straccio di camera da solo.
Si fiondò nell'ascensore e, come sempre accade, non potè fare a meno di guardarsi allo specchio.
Sorrise compiaciuto : un viso regolare, con le prime rughe che gli conferivano persino più fascino.
Occhiali, e capelli brizzolati, che indicavano una maturità accennata, quasi in divenire.
Una fossetta sul mento, che gli si accentuava quando sorrideva. E un sorriso da far girare la testa agli angeli per quant'era profondo e pieno di dolcezza.

Si guardò allo specchio pensieroso : eppure non era così male !
Era sempre riuscito a conquistare tutte le donne che voleva in vita sua, anche se a dir la verità era sempre stato cauto, perchè lui non era un uomo da storielle. Ma stavolta... stavolta sembrava un'impresa disperata.

L'aveva conosciuta in metropolitana, tra migliaia di persone le cui vite, come personaggi di un film, si snodavano lungo percorsi paralleli e articolati, inseguendo affannose l'esistenza, e, talvolta, la sopravvivenza.
Ma le loro vite invece, come per una strana convergenza orbitale, si erano incontrate, anzi, scontrate, la volta che Marco, l'uomo del perenne ritardo, si era tuffato, incosciente e sconsiderato, in mezzo agli sportelli quasi prossimi a chiudersi del metrò, e per poco non le era finito addosso.

Si era scansata quasi indispettita lei, con uno sguardo che lo processava per la stupidaggine appena fatta.
Ma poi lui aveva alzato le spalle a scusarsi, e lei era scoppiata a ridere come una bambina.
Scusami- aveva detto lui- non so neanche come ti chiami.
Giulia - aveva detto lei.
E subito dopo, ridendo, era scesa dalla metropolitana.

Prima che lui potesse rendersi conto di tutto. Prima che lui potesse capire che innanzi a sè aveva avuto una stella. Prima che potesse far presente a se stesso che in quel preciso istante qualcosa era cambiato.

Fu solo arrivato a lavoro che comprese.
E in quel momento decise che l'avrebbe ritrovata.

Non so se voi credete al colpo di fulmine, al momento in cui due anime gemelle si ritrovano e nel buio riconoscono brillare i propri frammenti di luce.
Beh, io sì, ma forse, a volte, il trovarsi e il riconoscersi non è così immediato e poetico, ma richiede forza. E voglia di lottare per il sentimento in cui si crede.

Così per un mese, Marco uscì di casa alla stessa ora, e si recò puntuale, un vero miracolo per lui, alla fermata della metropolitana, nella speranza di trovare la sua musa e riconoscere la sua stella gemella. Ma niente, sembrava svanita nel nulla, come fosse stato un miraggio.
Imparò a osservare la gente, e a riconoscerne espressioni del corpo, e sfumature del viso.
Li ascoltava parlare, ridere e piangere, e immaginava piccoli scorci di vita, mentre lui cercava di ridare un senso alla sua.

Chiuse gli occhi e la immaginò : capelli lunghi e ricci, color nocciola.
Un corpo di donna già fatta, in cui fattezze prosperose facevano a lotta con un viso dolce e tenero di persona semplice, che quasi si vergogna della propria fisicità.
Due mani con le unghie perennemente rosicchiate, ed una risata argentina, squillante come una tromba che annuncia primavera.

Sentì ridere, e aprì gli occhi.
E in quel momento la vide : innanzi a sè, tra la gente schiacciata dal traffico dell'ora di punta, come un fuoco d'artificio c'era la donna che il destino le aveva mostrato .
Le sorrise. Ma la ragazza finse di non vedere.
Nè la fossetta birichina che tante donne aveva conquistato.
Nè il sorriso accattivante capace di creare adorazione in persone d'ogni età.
Non si scoraggiò. L'avrebbe conquistata.

Imparò a guardarla da lontano, mentre, ogni giorno, in quei fuggevoli attimi in cui le loro strade si intersecavano, lei pensierosa, o allegra, o a tratti entusiasta, percorreva il suo frammento di vita.

Imparò a decifrarne le emozioni da un sopracciglio innalzato, da mani tamburellanti che nervose indicavano ansia o eccitazione.
Amò le lacrime che le vide versare un giorno nuvoloso di settembre.
Gioì con lei un pomeriggio di marzo, quando la vide saltellar di gioia parlando con un'amica.
La amò di un amore intenso e privo di secondi fini, proteggendola con il suo sguardo, e vivendo ebbro di gioia e di desiderio solo per quei pochi attimi rubati al destino.
Pochi attimi in cerca di Giulia.

Marco affrettò il passo in direzione della metro. Oggi era in ritardo più del solito, e non sarebbe riuscito a vederla, si disse angosciato.
Corse col cuore in gola, e arrivò alla metro, giusto in tempo per veder chiudere le portiere e partire le carrozze affollate.
Si chinò per prender fiato con un groppo alla gola, ed una lacrima, proprio a lui che non piangeva mai, si insinuò furtiva tra le folte ciglia di quegli occhi sbrilluccicanti di stelle.

Non mi hai detto come ti chiami- sentì chiedere a una voce dietro di lui.
Voce di una melodia che ti rigenera e ti dà pace.
Voce di una creatura fatta di luce, che porta la tua anima in dimensioni in cui l'io si fonde col tutto.
Voce di chi hai imparato ad amare senza nulla chiedere e volere in cambio.

Marco si girò, e gli angeli del Paradiso ebbero invidia per il sorriso che rivolse alla ragazza, perchè mai vi fu sorriso più profondo e pieno di dolcezza...

1 commento:

  1. ... non dire mai più che non sai parlar d'amore... questo brano è semplicemente strabordante d'amore... sono fiera di te!!! <3

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