venerdì 7 febbraio 2014

L'amarena della zia Agatuccia

*


Finisci definitivamente di essere bambino,
nel momento in cui ti muore un genitore.
O qualcuno che per te era molto vicino ad esserlo.
È tempo di passare all'età adulta.
Ciao zia,
mi sei stata vicina come pochi,
anche nelle mie passioni.
E quando tornerò in Sicilia, non sarà più la stessa cosa.
Suonate le campane,
perché oggi il cielo si arricchisce dell'anima di un giusto....

Ci sono donne che vivono in silenzio,
e silenziose conducono le proprie piccole battaglie nella vita.
Quasi come ad aver paura di disturbare, di togliere qualcosa, con le loro piccole vicende quotidiane,
alla giusta importanza che per loro hanno le cose più grandi.
Non ricordo il primo momento che la conobbi.
E non mi rammento, perchè lei mi conosceva da sempre, da prima che nascessi.
E da neonata mi tenne in braccio, ed io ed i suoi figli fummo fratelli non di sangue, non di latte, ma d'avventura.
Quelle avventure in cui Vincenzo ed Elena durante i giochi mi mettevano in uno scantinato immaginario, ed io dovevo passare tutto il tempo del gioco in castigo, mentre loro inventavano robot ed avventure spaziali.
Noi crescevamo, prendendo strade diverse, ed i legami con le nostre famiglie restavano saldi, come pilastri che ti sorreggono quando arriva il vento forte e ti fa sbandare.
Come fari nella nebbia quando sei per mare e hai paura di perdere la strada e non trovare la riva.
Agata si chiamava, ed il significato del suo nome era come lei : "Agathé, cioè buona, virtuosa."
La donna del sorriso, quella che aveva sempre una spiegazione per tutto, pure all'irrazionale.
Al punto tale che a volte mi ci arrabbiavo, e le dicevo : No, non è così, non sempre c'è una soluzione a tutto !
L'infanzia si sciolse, come neve al sole, fece capolino la giovinezza.
Io e Mariella avevamo preso strade diverse, ma era destino riunirsi di nuovo : e destino fu , il volontariato ci fece ritrovare.
Così, negli anni seguenti, ogni volta che andavo a Ragalna a trovare la mia amica del cuore, quella, che più di una sorella, conosceva le pieghe più recondite del mio cuore.
Quella che con uno sguardo vedeva i miei sogni, e mi incoraggiava ad inseguirli , la sola che pur vedendo gli eccessi, non giudicava, ma andava oltre, ridimensionando le mie paure, restituendo calma al cuore impazzito, ora d'amore, ora di gioia, ora di dolore.
Ogni volta che andavo a Ragalna a trovare mia sorella, ritrovavo in sua madre un pezzo di cuore.
E lei mi ricompensava con un bicchiere di sciroppo di amarena.
Ogni anno la preparava, e sapeva che ne andavo ghiotta, l'amarena sciroppata della zia Agatuccia.
Né troppo dolce, nè troppo matura.
Soda al punto giusto, delicata e verace.
Come la vita. Come quelle sere di adolescenti, colme di chiacchierate fitte fitte di emozioni e cuori infiammati, mentre lei, con sguardo dolce e saggio ci osservava da lontano.
Come se anch'io fossi una figlia.
Mi sposai, andai lontana, ma la volta che tornavo a casa d'estate, una serata era per quel rito, irrinunciabile e caldo come un abbraccio : un bicchiere di amarena della zia Agatuccia.
Quante volte arrivavo col proposito di uscire con Mariella e fermarmi solo a salutare.... e invece passavamo ore a parlare con la zia, ed irrimediabilmente si facevano le 23 ed uscivamo quasi ad inizio nottata.
Ed i ricordi dei preparativi delle nostre nozze, io e Mariella spose a distanza di pochi giorni, consapevoli che sarebbero finiti i nostri andirivieni a qualsiasi ora tra gli appartamenti delle nostre madri, distanti appena tre piani.
E che saremmo diventate adulte, ognuna affidandosi alla propria strada.
Ma quel bicchiere d'amarena sciroppata significava per me fermare il tempo : essere semplicemente me stessa, e tornare al momento in cui hai tutta la vita davanti, non sai ancora che sarai, l'importante è solo vivere il mondo con la meraviglia negli occhi.
E di nuovo il destino mi avvisava che era ora di andare oltre, di nuovo sapevo che stavo per voltar pagina.
Le salutai così, madre e figlia, lo scorso 3 gennaio, la sera prima di partire e di lasciarmi tutto ciò che ho di più caro a 900 km di distanza.
Vita balorda a volte, che nulla regala ad affetti e pezzi di anima.
Le strinsi forte tutte e due, per motivi diversi, e loro si strinsero a me.
Il mio cuore sapeva, e forse anche il suo, perchè si commosse.
Mai come negli anni passati ero andata così tante volte a trovarla nelle vacanze di Natale, e lei mi incoraggiava, pur stanca e debilitata, a scrivere.
E seppi che si era pure fatta leggere i miei racconti, così, quando mi vedeva, poi mi diceva :"Brava Valeria, continua, segui la tua passione, leggi altri autori, non smettere mai di coltivare questo tuo talento."
Perchè lei era così, ti incoraggiava, sorridente e paziente, ma senza assillarti.
Ti avvolgeva con il suo affetto come una calda coperta morbida ed rigenerante.
Come un bicchiere della sua amarena.

Forse, un giorno, accetterò tutto questo, accetterò di dover salutare le persone che amo, con la consapevolezza tragica, a volte, che non le rivedrò più.
Purtroppo abitare lontana fa sì che avvenga anche questo.
So solo che quando l'ho salutata lo sape
vo che non l'avrei più rivista... e tutto questo è straziante.
Ci ero già passata altre volte, con altre persone, persino con Billy, il mio cane.
Forse non l'accetterò mai....


In memoria di Agata Spoto
Ti voglio bene zia

07/02/2014


* Foto presa dal web

2 commenti:

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