venerdì 30 maggio 2014

Pioggia di aprile



Mila camminava tenendo Rainbow al guinzaglio : si sentiva stanca, tanto stanca.
Era come se avesse cercato di installare un programma il cui download richiedeva parecchi mega, quasi tutta la sua riserva di internet a disposizione per quel mese.
Ed il caricamento, giunto all'80 %, era andato improvvisamente male.
E ora lei si sentiva così, svuotata di energia.
Le sarebbe toccato ricominciare da capo. Ma non ora. Non in questo modo.
Adesso voleva solo riposare. Adesso voleva solo essere invisibile, confondersi, quasi mimetizzata, con l'ambiente nel quale si trovava.
Come un camaleonte in mezzo alle fronde dei rami.
 
Silenzio dunque, mentre passeggiava per una strada, in quel tramonto piovoso di una primavera che non voleva arrivare.
Guardò innanzi a sé : il cielo si confondeva con le case, quasi piatto.
Pure l'orizzonte le sembrava anonimo adesso, le stesse linee che fino a ieri le avevano riempito il senso percettivo con il loro spessore e colore, adesso si stagliavano mute, quasi come tratti abbozzati di un disegno senza espressione.
  
Camminava Mila, di passo buono, e senza rendersi conto arrivò fino sotto al ponte, nella strada verso il paese. Si rese conto che la zona era isolata, e si chiese se era stata incauta ad uscir senza telefono, e ad allontanarsi dalla strada maestra.
Intanto era proprio quell'esser libera da contatti e tecnologia a farla sentir libera. E finalmente sola.
Ma non lo sarebbe restata a lungo.
"Scccc.... non fate rumore !" -udì bisbigliare lungo la radura.
"Non disturbatela, oggi non vuole parlare !" - disse un'altra vocina.
Mila alzò la mano dinanzi al viso, quasi a scacciare una zanzara fastidiosa.
"Tanto non mi avrete, non oggi, non ne ho la forza !" - pensò quasi arrabbiata immaginando quelle voci.
Si sentiva stanca, tanto stanca. Ma come si faceva a far star zitti i personaggi della sua fantasia ?
"Il pensiero vola veloce anche se non si vuole" -pensò.

Da una radura sotto al ponte fece capolino una figura eterea e luminosa, sfuggente, che si mosse tra l'erba veloce e scappò via.
Più lontano, lungo la strada, i pini secolari che si stagliavano alti nel cielo, mormoravano tra loro, salvo poi zittirsi improvvisi al passaggio della ragazza.
Profumo di camini accesi, ancora, anche se maggio avanzava inesorabile a giorni, e poi di ragù appena cucinato.
Intanto una pioggia leggera aveva cominciato a venir giù, ricoprendo le case e le persone, che, quasi con sollievo, sollevavano il viso a farsi bagnare come a farsi lenire l'anima.
Due alberi maestri, dinanzi a una casa, sembravano tendersi l'uno verso l'altro quasi a danzare, mentre le case della zona si illuminavano a borbottare, parlottando caciarone.

Mila alzò il braccio in senso di resa : va bene, ci rinunciava, non avrebbe mai avuto il silenzio, con tutta questa folla di personaggi eccentrici e fantastici che continuavano a venir fuori dalla sua testa come fosse stato il cappello di un mago.
Ma non avrebbe permesso loro di far rumore. Non oggi. Non prima di aver chiarito quel gran guazzabuglio che era nella sua testa.
Non prima di aver eliminato quel nodo in gola che l'attanagliava... da quanto ? Che importava ormai ?

Ricominciò a piovere. E Mila aumentando il passo riprese a camminare. E trattenendo il respiro concentrò il pensiero su un punto imprecisato dell'orizzonte. Che non aveva coordinate, e non significava niente. Solo forse, che per una volta voleva confondersi con lo sfondo. E in silenzio aspettare che tutto avesse fine.

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