giovedì 24 aprile 2014

Il suono del silenzio




Maia aprì gli occhi nella stanza buia, e si preparò a gustarsi l'evento : tra pochi minuti si sarebbe attivata la sua sveglia, e la stanza sarebbe stata riempita di vibrazioni, e di lampi multicolori.
Quel modo di iniziare la giornata la eccitava, ed insieme la caricava. E così, senza volerlo, aveva preso l'abitudine di svegliarsi qualche minuto prima.
Le sei e quarantacinque... Puntuale come al solito la sveglia si attivò.
Tutta la stanza fu investita da una serie di vibrazioni, prima timide, poi sempre più veloci, cui seguirono dei flash in sequenze di colori, che illuminarono la stanza a giorno, e la riconsegnarono alla vita.

Maia era sorda.
Era così sin dalla nascita.
Che importava il perché ? Contava solo il fatto che lei era "diversa".
Come un salmone che risale la corrente, così si era sentita quand'era bambina.
Mentre il mondo andava in un verso e lei in un altro.

FATEMI SCENDERE ! - avrebbe voluto gridare a volte- VOGLIO CAMBIAR VERSO!
Ma la vita aveva deciso altrimenti.
E allora, la fanciulla, timida ma risoluta, a 15 anni, l'età in cui, pian piano si dovrebbe affacciar ragione, che fa a gara con virtute e conoscenza per domar l'istinto e il sentimento.
A 15 anni la bambina presto divenuta donna, visto che non poteva uscire dal suo tunnel, decise di arredarlo.
Aguzzò ingegno e sensi, fece volare la fantasia, e si mise in ascolto. Del silenzio.

Avete mai provato a mettervi i tappi e chiudere gli occhi isolandovi da ciò che vi circonda ? Io sì, l'ho fatto.
E poi mi son messa in ascolto.

Dapprima hai un momento di sgomento, quasi una stretta al cuore.
La avverti, indistinta, come un chiodo fisso che ti lascia senza respiro e ti riempie il cuore d'angoscia : l'assenza del suono.
Ma poi, mentre ti muovi in quella stanza buia di parmitaniana memoria (si lo so, ancora lui, ma che ci posso fare :D ), mentre ascolti il tuo cuore battere all'impazzata per la paura di essere diverso, e di non riuscire a comunicare.

Proprio in quel momento, si fa strada tra i tuoi due neuroni già in catalessi per lo sforzo surreale cui l'hai costretti per la seicentomilionesima volta, una consapevolezza, un insight : che se finora non sei soccombuta, (ho verificato sulla Treccani, il participio passato del verbo soccombere non è usato, né di conseguenza, sono usate le forme composte che lo richiedono. Peccato, perchè era un modo aulico per dire quel che volevo dire).

Ma dove eravamo ? Riavvolgiamo il nastro ....svvvvvvvvvsssssvvvvv....
Ah sì, Proprio in quel momento si fa strada tra i tuoi due neuroni, una consapevolezza :
Che dunque, cioè, se sei sopravvissuta finora a te stessa, e a questo tuo sentirti "altro da altri", potrai scalare i fiumi, guadare le montagne (magari invertendo le azioni o gli oggetti), e soprattutto potrai riposare.
Purché usi la tua immaginazione.

Beh, cari amici, è quel che fece Maia quel pomeriggio di primavera.
Chiuse gli occhi, trattenne il respiro. E sognò...

E fu così che lo udì, il suono del silenzio....

Ora aveva il tremito del vento tra le foglie, quando impetuoso piega i rami, e muove l'aere con la forza della natura.

Ora, aveva i colori vivi e brillanti di piante appena fiorite, recanti in sè movimenti d'ali d'insetti operosi e brulicanti. E la linfa, nascosta ma fluida, portatrice dell'Essenza primaria : la vita.

Ora, infine, qualche anno più tardi, lo avrebbe udito chiaro e distinto dentro di sè, come un battito d'ali di una farfalla, che si muove delicata ma tenace ; fragile ma sorprendentemente vitale.
Indistinta, ma nello stesso tempo peculiare ed unica.
E in quel momento seppe che sarebbe diventata madre.

E voi, avete mai provato ad ascoltare il suono del silenzio ?
Serena notte a tutti ...
Valeria

venerdì 18 aprile 2014

Gli alberi di Mald. Capitolo 1 : gli Alberi guardiani

 
 
Il tramonto calava sul Villaggio delle 12 stelle.
E gli abitanti si apprestavano ai riti della cena.
Il sole rifletteva i suoi raggi
sul laghetto delle ninfee dorate,
illuminandole quasi come piccole sfere di luce,
mentre scompariva dietro il crinale della montagna.

Il Gran Ciambelliere, trafelato,
passava da una casa all'altra,
a ricordare a tutti che quella sera 
si sarebbe riunito il Gran Consiglio.
Fuori,
un venticello leggero di primavera
muoveva dolcemente le foglie degli alberi,
accarezzandone la chioma fino a farla vibrare.
 
Ogni abitante era intento a collaborare,
tutti dovevano rendersi utili.
Quella notte,
per la prima volta in 1000 anni,
 la luna e la stella del mese corrente,
si sarebbero congiunte visivamente
senza avere il punto di riferimento
che univa cielo e terra,
sogno alla realtà
:
l'albero guardiano.

Bisognava far presto,
continuava a mormorare il Ciambelliere in preda ad una strana ansia,
o c'era il rischio,
se lo sentiva,
che il Villaggio,
privato degli Alberi di Mald,
gli Alberi guardiani,
 fosse inghiottito dalla foresta dei senza memoria,
e degli incontri d'anime custoditi nella corteccia dei guardiani,
non ne restasse più traccia.
 
Non c'era più molto tempo.
Presto ! urlò agli abitanti della casa di dicembre,
che con grande sforzo trainavano uno slittino
carico d'oro.
Portate tutto nella grande Sala della Luce !
Perché prima che la luna sia alta nel cielo,
dobbiamo ricostruire le carte astrali.....






Gli alberi di Mald : PROLOGO



PROLOGO :
 
Com'è potuto succedere ? -
si chiedeva camminando nervosamente su e giù ,
il gran Ciambelliere del Villaggio delle 12 stelle.
 
Nonno, dimmi-
chiese un buffo bimbetto di pochi anni,
tirando la palandrana al vecchio funzionario, sempre più agitato.Perché non giochi con me ?
Cos'è che ti preoccupa ?

 
Ecco vedi Ned,
rispose l'uomo prendendolo in braccio,
Tanto, ma tanto tempo fa,
quando la natura era un tutt'uno con il cuore dell'uomo,
prevedendo che prima o poi
avidità ed egoismo avrebbero distrutto l'idillio,
fu creato un piccolo angolo magico,
in cui amore, passione e condivisione,
fossero le regole di vita comune,
per ricordare al mondo
che non tutto è perduto,
e che anime sorelle possono ritrovarsi nel buio
e creare, costruendolo,
un angolo di felicità.
 
Il villaggio fu diviso in 12 case,
una per ogni mese dell'anno
e ad ognuna fu assegnata una stella.*

 
Poi,
riprendendo il suo incessante camminare,
riprese a pensare.
Eppure le carte astrali erano chiare in proposito
:
"Un albero per ogni casa,

posto sul cortile posteriore dell'abitazione,
lì dove la luna e la stella assegnata al mese dell'anno,
si potessero congiungere visivamente,
così da dare l'impressione dell'unità."
Ma allora com'era possibile,
si chiedeva sgomento e perplesso,
che tutti gli alberi avessero all'improvviso cambiato posizione ?

To be continued....
 
 
 
 
 
 

 
 

domenica 6 aprile 2014

Gli auguri di Pasqua ? Quest'anno ve li faccio così :)

 

"Chissà se dunque era questa, la water music", pensò Liliana ponendo il viso sotto il getto della doccia, mentre l'acqua calda, e densa di vapore, la ristorava dopo una giornata faticosa. Perchè in quegli attimi, mille pensieri le si affastellavano in testa, più veloci della luce. E lei faticava ad acchiapparli tutti, per tenerne, in qualche modo, un ricordo.

Oh sì, ad esempio c'era quella frase, pesante come un macigno, che ogni tanto le saltava fuori : "Ognuno sceglie, più o meno consapevolmente, di essere felice"*.
Chissà se era vero poi, si chiedeva alla fine. Lei ce l'aveva sempre messa tutta, ma spesso non era bastato.

"Non basta ! " avrebbe voluto urlare a chi aveva detto quella frase. Ma poi si era resa conto che il significato di quelle parole era un altro.
Che, forse, l'intelligenza di un individuo, consiste nell'adattarsi alle situazioni, nel comprendere quali sono le cose che lo possono arricchire facendolo star bene. E nel costruire un percorso che lo porti in direzione del suo benessere, della sua crescita personale ed umana.
Non temendo di sbagliare, ma amando semplicemente la vita.

A questo pensava, mentre l'acqua scorreva copiosa bagnandole i capelli ricci ed intricati.
E nel cercar di lavare i ricci ribelli, mille voci le risuonavano dentro, mille volti, di persone a lei care, ed a volte, pure meno fortunate.
Perché lei era riuscita a trovare, in sé e negli altri, quell'energia potente che spinge ogni giorno l'individuo a dire : "Io sono".
Attraversando fiumi, valicando montagne. Superando terremoti e domando fiamme.
Ma sempre, dicendo, testardi : "Io sono !"

Ed in quella musica, in quella melodia, ognuna di quelle note prendeva forma, e lei col pensiero ne accarezzava i volti, ne leniva le ferite dell'anima, stringendo le mani spesso colme di calore e umanità mai abbastanza espressa.
Se chiudeva gli occhi le sembrava di sentirla, a volte, quella solitudine straziante di alcuni di loro, quel cuore martoriato da un senso di inadeguatezza e di fallimento.
E proprio per questo li amava. Uno ad uno. E li avrebbe protetti col suo pensiero, come un manto invisibile sopra tesori preziosi.

E poi c'erano quelli fortunati. No, non perché fossero ricchi e famosi, no.
Ma perché avevano capito subito che la vita è fatta di esperienze.
E che sei uomo a metà, se ti chiudi in te stesso e non condividi ciò che impari con gli altri, che in quel percorso ti diventano fratelli.

Li invidiava, ammise, perché loro erano stati attori della propria vita, anziché restarsene alla finestra a guardare, bloccati da una paura atavica, di far disastri interplanetari se avessero tentato. Tentato cosa ? Si chiese.
Tentato di cambiare, tentato di provare. Tentato di osare. Tentato di amare. Tentato di chiedere ciò che era giusto per sé. Tentato di andar oltre, non accontentandosi più.

"Bene- pensò- è ora di fare gli auguri ! In fondo mancano solo 2 settimane a Pasqua no ? Ed io non ho mai fatto gli auguri in modo convenzionale."

Perciò, cari amici miei, a prescindere dal fatto che vi siate riconosciuti o no, in qualcuno dei ritratti d'anime qui descritte, vi giunga il mio pensiero beneaugurante.
E sappiate che vi osservo, silenziosa, mentre percorrete il vostro cammino.
Ed in silenzio accarezzo il vostro cuore, proteggendolo col mio, a prescindere dal fatto che siate euforici, felici, stanchi o arrabbiati.
Perché non conta tanto, o non solo, raggiungere l'obiettivo.
Ma soprattutto vedere cosa si è imparato durante il cammino...

*Ah, ovviamente la frase "Ognuno sceglie, più o meno consapevolmente di essere felice", sapete tutti a chi appartiene no ?
Noo ? Sù, un pò di fantasia....
E' di Luca Parmitano, e fa parte di un'intervista pubblicata da Chairmag.it il 07/02/2013.
L'intervista la trovate qua, insieme ad altre piccole pillole di saggezza parmitanesche ;)
http://chairmag.it/2013/05/voglio-fare-lastronauta-intervista-a-luca-parmitano/#prettyPhoto

Buona Pasqua :)

06/04/2014

venerdì 4 aprile 2014

Danzando con la fantasia...

Foto di Valeria Ronsivalle

Chi ha un cane è doppiamente fortunato. Non solo, perchè ha una piccola creatura pelosa che lo ama incondizionatamente senza nulla volere in cambio.
Ma perchè può approfittare delle lunghe passeggiate, per cogliere sfumature ed ombreggiature di ciò che gli sta intorno. E, se ne ha voglia, può far volare la fantasia, inebriandosi della vita.

Lia tirò Etna col guinzaglio... mamma mia quanto tirava, quella cucciola pestifera arrivata a sconvolgerle la vita appena due anni prima !
Il sole completava il suo tramonto, mentre i vialetti di Cerenova cominciavano a profumar di gelsomino, avvento di nuova primavera.
In fondo al viale, due pini risalenti agli anni settanta si ergevano, stagliandosi imponenti contro il cielo, spesso illuminato dalle luci intermittenti degli aerei le cui rotte vi passavano attraverso.
Era ora di cena, e l'odor di zampironi accesi nei patii ricordava l'estate sempre più vicina, mentre il fumo aspro e inebriante di camini accesi, di contrasto affermava, inesorabile, che ancora il generale inverno non accennava a smontar le tende.
In quei giochi di luci ed ombre, era come se i particolari di ciò che aveva intorno le parlassero. E fosse stata catapultata in scenari fantastici : ora, le sembrava di sentire una melodia, e che gli alberi danzassero al suono di un valzer. Dopo, guardando attraverso le finestre illuminate, la ragazza s'immaginava le mille storie all'interno dei propri focolari.
Rallentò il passo e, nella stradina deserta, accennò una piroette e si scoprì a danzare, mentre la sua fantasia superava case e terrazze, e volava rapida verso l'orizzonte.
Fu distratta da un'improvvisa pausa della cana testarda che, incuriosita da una scena, aveva puntato le zampe a terra e non si spostava di un centimetro dal luogo in questione.
Guardò di fronte a sé : all'angolo del vicoletto si era fermata una macchina, dalla quale era sceso un ragazzo, che aveva suonato ad una porta. Etna sembrava intenzionata a non schiodarsi di là. Guardava verso la porta di quella casa, scodinzolava, e poi riguardava la padrona. Tant'è che pure la donna alla guida dell'auto, incuriosita, guardò dallo specchietto la cagnetta curiosa.
Si aprì la porta della casa e, finalmente, una signora anziana venne fuori, e accolta dai nipotini che le fecero spazio sul sedile posteriore, fece per entrare in macchina.
Poi guardò in faccia Lia, la riconobbe, le andò incontro e l'abbracciò. "Signora.... - mormorò Lia confusa, che non capiva - "So che tu conoscevi mio marito, e ci vedevi sempre insieme - disse veloce la donna, quasi a togliersi un pensiero - "Volevo dirti che è morto a gennaio, solo questo. Ma, non voglio parlarne." disse salendo veloce nella vettura, lasciando la ragazza addolorata, a dire : "Mi spiace, non lo sapevo, ma sappia che se ha bisogno...."Non ne voglio parlare- ripetè la donna a bassa voce quasi a schermarsi.

E mentre la macchina, finalmente, ripartiva, Lia si sovvenne della cara zia che era mancata da poco, e pensò a quant'è dura la vita, per coloro ai quali ha regalato un compagno per 50 anni, e all'improvviso perdono la ragione della loro vita

[ Ciao zio, che la vita ti sia lieve, ed il tempo sia balsamo per la tua anima in cerca dell'amore della tua vita ]

Chissà perchè, adesso, erano parole di una musica antica a venirle dinanzi al cuore. Forse perchè l'amore, quello universale, non ha tempo nè spazio.... e vola più leggero del vento.

"Partirono le rondini, dal mio paese freddo e senza sole.cercando primavere di viole, nidi d'amore e di felicità.
La mia piccola rondine partì senza lasciarmi un bacio, senza un addio partì. Non ti scordar di me, la vita mia è legata a te. Io t'amo sempre più, nel sogno mio rimani tu.Non ti scordar di me, la vita mia è legata a te. C'è sempre un nido nel mio cuor per te, Non ti scordar di me !"
"Non ti scordar di me", 1935, D. Furnò/E. De Curtis

Era ora di rientrare, ma Etna quella sera sembrava instancabile. All'orizzonte le nuvole tingevano il loro profilo d'oro e di granata, e assumendo forme bizzarre e tridimensionali, sembravano cuscini ovattati tra la terra e il cielo.
E di nuovo la fantasia prese il sopravvento, e Lia immaginò uno stuolo di tate fatate venir giù dalle nuvole d'oro, volando come Mary Poppins con le loro valigette piene di ogni rimedio, per bimbi senza appetito, e monelli allettati da malanni e influenze.
Poi, scorgendo una bimba di 13 anni, pronta ad uscire con le amiche, la musica cambiò. E tornando a casa, Lia immaginò mille debuttanti pronte a danzare affacciandosi alla vita.
Nel frattempo il sole era tramontato, ed una timida luna fece capolino tra le stelle.
Adesso il borgo si riempiva di pendolari che tornavano a casa dal lavoro.
Una coppia di cinquantenni, si teneva per mano, reggendo col guinzaglio un canuzzo di pochi mesi, che era tutta la loro vita.
Un signore settantenne passava in tenuta da corsa, e con piglio giovanile superava una giovane mamma che, stremata, tentava di calmare il figlio che faceva i capricci.
Il borgo si preparava per la notte, e le mille anime che lo popolavano creavano, ognuno con la propria storia, un puzzle composto da scenari diversi.
Chiuse gli occhi e immaginò quelle persone, una per una, accomunate dal bisogno di realizzare se stessi, o almeno una parte di essi.
Poi, pensando a sè, si rese conto che tutto ciò che le serviva, nella vita, era far volare la fantasia lontano, oltre l'orizzonte del cielo, per sentirsi parte del piano dell'universo.
Respirò a fondo l'aria frizzantina della sera, e accennando una piroette, come quand'era bambina, immaginò di volar danzando verso Terra di Laggiù.
Ma questa è un'altra storia.... ;)

"Una volta che avrete imparato a volare, camminerete su questa terra guardando il cielo.Perché è là che siete stati, ed è là che vorrete tornare."Leonardo Da Vinci.