venerdì 30 maggio 2014

La notte degli arcobaleni

 
Silvia si avvicinò alla vecchina che riposava pigramente sulla sedia a dondolo in cucina. "Ancora nonna, raccontami ancora. Raccontami della notte degli arcobaleni" disse prendendole dolcemente la mano.
-Va bene- rispose la donna, tirandosi su a sedere, e prendendo in braccio la bimba.


 "Era una notte di molti anni fa, di un giorno di fine maggio. A quei tempi l'Italia, e l'Europa tutta, viveva un periodo di forti problemi, economici, sociali ma soprattutto di tensioni politiche.
In quel momento di crisi mancarono i punti di riferimento per i giovani, che si sentirono ad un tratto abbandonati all'indifferenza ed in molti si sentirono impotenti, incapaci di modificare una situazione che danneggiava pesantemente il loro futuro.

In questo contesto in un'estate rovente di lotte politiche, arrivò, in silenzio e senza tanti clamori, un ragazzo che pian piano si fece notare per essere fuori dal comune.
In effetti in quel momento non era solo fuori dal comune, né dalla regione o dagli stati.... si trovava nello Spazio, a 400 km di distanza, sulla Stazione Spaziale Internazionale.
La sua voglia di comunicare ciò che vedeva da lassù del mondo, spiazzò intere famiglie. Che si trovarono col naso all'insù per guardarlo passare e salutare l'amico tra le stelle, lo stesso che emozionato raccontava che il mondo è meraviglioso, e dobbiamo esserne coscienti e tutelarlo.


 "Neanche i sogni potranno rimpiazzare la bellezza della realtà, che scorre, ignara, sotto di noi." *


 E, in barba alle lotte interne, nazionali ed internazionali, umilmente ricordava che :

- "Non esistono confini, soltanto orizzonti..." **
 
e ancora :
 - "Le terre emerse si confondono l’una nell’altra, i confini, arbitrari e immaginari, del tutto inesistenti da qui, mentre le osservo dalla Cupola. Osservo le terre degli uomini." ***

Ma la cosa che più di tutti ci colpì fu che questo ragazzo, che pure era consapevole della propria personale e straordinaria esperienza, si rivelò di un'umiltà straordinaria, e con una passione ed una semplicità che ti conquistavano, ci ricordò che era possibile cambiare le cose :

"Credo che non sia il posto a fare la differenza, è più importante la differenza che fai tu in un posto." ****
e, prendendoci per mano,
ci insegnò a non smettere mai di sognare :

 D. "Cosa suggerirebbe ai giovani che oggi faticano a trovare lavoro ? "
R. " Innanzitutto dico loro di non perdere la speranza, di continuare a sognare.
Che è importantissimo mantenere viva la fiamma del sogno, di non lasciarsi demoralizzare.
E poi dico loro di esporsi, di mettersi in gioco." *****


I suoi scritti trasudavano vita, le sue parole riscaldavano il cuore e facevano vibrare l'anima di chi lo ascoltava.
Ed in lui ognuno di noi vedeva non l'astronauta, ma il figlio, il fratello, l'amico.
Che rappresentava la parte più bella di noi, ciò che ognuno di noi avrebbe voluto essere.
Ecco perché, in quella notte di maggio, casalinghe, impiegate, studentesse, si presero per mano e portarono ciascuna un arcobaleno a quell'Ambasciatore di un'Italia che doveva, voleva imparare a sognare.


 In quell'arcobaleno c'erano i dolori, le gioie, della gente, e il timido manifestargli che il suo modo di donarsi incessantemente agli altri, lassù nello spazio, ma anche qui sulla Terra, aveva riempito cuori ed elevato gli spiriti.

Per questo, quella notte, 33 arcobaleni fecero risplendere l'Italia di una nuova speranza. Pochi ? Forse, ma buoni per iniziare..."

-E poi ?- chiese la bimba alla nonna conquistata dalla storia.
"E poi partì Alex, e Samantha, e Tim, Andreas e Thomas. E negli anni seguenti ci furono molte altre missioni a cui lui partecipò, figlio di un'Italia che lo seguiva affettuosa come uno di famiglia, perché era rimasto uno di noi."

-Ora però devo andare- disse la vecchina alla nipote.
-Dove ? - chiese la bimba.
"Ad un incontro promesso ad un amico. E' dal 2013 che aspetto questo momento."
-Dal 2013 ? ma se oggi siamo....
"..... nel 2087- continuò la nonnina- lo so, è passato un po' di tempo. Saresti così gentile da passarmi la dentiera ? Non sta bene incontrare un Ambasciatore senza dentiera. No, non sta affatto bene...- disse la vecchina, e ridendo pensò :
Ciao Luca :D


Che c'è ? Si vede appena appena che sono una supporters di AstroLuca :D
Dietro i cosiddetti social media ci sono persone che gioiscono, provano dolore, si commuovono, sperano, cadono e si rialzano. E cercano di andare oltre i propri limiti provando ad essere ogni giorno migliori.
Questo di stasera è il racconto di come un gruppetto di loro abbia condiviso un sogno. Con colui che in modo così generoso ce ne ha resi parte...
Notte.....



Le fonti degli articoli recanti le parole del Maggiore Luca Parmitano:

* in : http://blogs.esa.int/luca-parmitano/it/2013/08/06/night-flight-with-apologies-to-de-saint-exupery/
**in: http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/04/00284407_chi_vola_sa_bene_che_non_ci_sono_confini_.html
*** in : http://blogs.esa.int/luca-parmitano/it/2013/11/10/wind-sand-and-stars-with-apologies-once-again-to-de-saint-exupery/
**** in : http://chairmag.it/2013/05/voglio-fare-lastronauta-intervista-a-luca-parmitano/#prettyPhoto
***** in : http://video.ilsole24ore.com/SoleOnLine5/Video/Notizie/Italia/FOCUS-24/2014/05/focus24-intervista-astronauta/FOCUS24_online16.php



Pioggia di aprile



Mila camminava tenendo Rainbow al guinzaglio : si sentiva stanca, tanto stanca.
Era come se avesse cercato di installare un programma il cui download richiedeva parecchi mega, quasi tutta la sua riserva di internet a disposizione per quel mese.
Ed il caricamento, giunto all'80 %, era andato improvvisamente male.
E ora lei si sentiva così, svuotata di energia.
Le sarebbe toccato ricominciare da capo. Ma non ora. Non in questo modo.
Adesso voleva solo riposare. Adesso voleva solo essere invisibile, confondersi, quasi mimetizzata, con l'ambiente nel quale si trovava.
Come un camaleonte in mezzo alle fronde dei rami.
 
Silenzio dunque, mentre passeggiava per una strada, in quel tramonto piovoso di una primavera che non voleva arrivare.
Guardò innanzi a sé : il cielo si confondeva con le case, quasi piatto.
Pure l'orizzonte le sembrava anonimo adesso, le stesse linee che fino a ieri le avevano riempito il senso percettivo con il loro spessore e colore, adesso si stagliavano mute, quasi come tratti abbozzati di un disegno senza espressione.
  
Camminava Mila, di passo buono, e senza rendersi conto arrivò fino sotto al ponte, nella strada verso il paese. Si rese conto che la zona era isolata, e si chiese se era stata incauta ad uscir senza telefono, e ad allontanarsi dalla strada maestra.
Intanto era proprio quell'esser libera da contatti e tecnologia a farla sentir libera. E finalmente sola.
Ma non lo sarebbe restata a lungo.
"Scccc.... non fate rumore !" -udì bisbigliare lungo la radura.
"Non disturbatela, oggi non vuole parlare !" - disse un'altra vocina.
Mila alzò la mano dinanzi al viso, quasi a scacciare una zanzara fastidiosa.
"Tanto non mi avrete, non oggi, non ne ho la forza !" - pensò quasi arrabbiata immaginando quelle voci.
Si sentiva stanca, tanto stanca. Ma come si faceva a far star zitti i personaggi della sua fantasia ?
"Il pensiero vola veloce anche se non si vuole" -pensò.

Da una radura sotto al ponte fece capolino una figura eterea e luminosa, sfuggente, che si mosse tra l'erba veloce e scappò via.
Più lontano, lungo la strada, i pini secolari che si stagliavano alti nel cielo, mormoravano tra loro, salvo poi zittirsi improvvisi al passaggio della ragazza.
Profumo di camini accesi, ancora, anche se maggio avanzava inesorabile a giorni, e poi di ragù appena cucinato.
Intanto una pioggia leggera aveva cominciato a venir giù, ricoprendo le case e le persone, che, quasi con sollievo, sollevavano il viso a farsi bagnare come a farsi lenire l'anima.
Due alberi maestri, dinanzi a una casa, sembravano tendersi l'uno verso l'altro quasi a danzare, mentre le case della zona si illuminavano a borbottare, parlottando caciarone.

Mila alzò il braccio in senso di resa : va bene, ci rinunciava, non avrebbe mai avuto il silenzio, con tutta questa folla di personaggi eccentrici e fantastici che continuavano a venir fuori dalla sua testa come fosse stato il cappello di un mago.
Ma non avrebbe permesso loro di far rumore. Non oggi. Non prima di aver chiarito quel gran guazzabuglio che era nella sua testa.
Non prima di aver eliminato quel nodo in gola che l'attanagliava... da quanto ? Che importava ormai ?

Ricominciò a piovere. E Mila aumentando il passo riprese a camminare. E trattenendo il respiro concentrò il pensiero su un punto imprecisato dell'orizzonte. Che non aveva coordinate, e non significava niente. Solo forse, che per una volta voleva confondersi con lo sfondo. E in silenzio aspettare che tutto avesse fine.

venerdì 16 maggio 2014

Una giornata come tante

 
Tutto era cominciato per caso, come per caso cominciava ogni mattina : le camicie da stirare, il cane da portar fuori, il figlio da accompagnare a scuola.
E una rogna quel mattino, parlare con quelli del gas.
E la pigrizia di Elvira si era dileguata.

 L'incontro all'Italgas andò meglio del previsto : nessuna certezza, solo interpretazioni, il nulla più assoluto. Dopotutto, com'era quel detto ? "Nessuna nuova, buona nuova" no ?
Finalmente liberatasi da un'ansia opprimente si mise in macchina e cominciò a guidare. Aveva tante commissioni da fare, ma in ordine sparso, e poi c'era quella voglia di lasciarsi andare.
Abbassò il finestrino, lasciando entrare il vento tiepido, attivò il download dell'iphone e ascoltò le note dei Pink Floyd spandersi nell'aria e contaminarla frizzante e leggera.
Oltrepassò la Biblioteca Comunale e sorrise orgogliosa : ora che guidava più sicura, avrebbe potuto raggiungerla presto, e cercare altri libri da divorare, altre tracce di sognatori di altri mondi.
Sorrise di nuovo, ancora una volta la sua immaginazione stava prendendo forma, e man mano che passava il tempo, le sembrava d'essere dentro una storia : la sua storia.
Per un attimo desiderò un aggeggio, capace di imprigionare i suoi ricordi, almeno quelli principali.
Ma forse in fondo c'era un modo ...

 Ma prima doveva fare assolutamente pipì, o non avrebbe retto l'intera giornata.
-Prima o poi mi toccherà scrivere un pezzo su come sopravvivere ad un bagno pubblico senza uscir con l'orgoglio femminile danneggiato- si disse soddisfatta, uscendo dalla toilette di LeClerc colma di buste, bustine e bustette, di accessori per la casa finalmente acquistati grazie alla sudata indipendenza nel guidare.
Aveva sete. Di Coca Cola.
- Non la comprerò- si disse decisa - fa ingrassare, devo iniziare la dieta, devo sgonfiarmi, non la comprerò.-
E uscì decisa dall'Ipermercato.

 Si ricordò all'improvviso che forse un modo c'era per catturare i ricordi : prese il suo iphone e cominciò a scattare fotografie.
Fu attirata da una vetrina sulla quale campeggiava in bella vista un cartello con la scritta :
ABBIAMO ANCHE IL CAVALLO.
Rise di gusto : se ce l'avevano, era ben nascosto, pensò. E si avviò verso il corso principale.
La maglietta da cercare per la recita, il porta-pc del marito, il pane da comprare, sete, voglia di CocaCola.

 Sbirciò in una nuova pasticceria, le torte decorate imperavano ovunque, come una rappresentazione grottesca dei sogni della gente.
Due amanti un po' datati si tenevano per mano, tre operai compravano focacce e birre per la pausa pranzo. Si rammentò che aveva sete... di CocaCola.
Maglietta trovata, pane acquistato, era ora di tornare a casa. Ma prima aveva diritto ad una pausa.
Si diresse verso il lungomare e permise al panorama che le si poneva innanzi di rigenerarla.
Come un'onda di energia, il mare che si moveva leggero e brioso in una giornata di caldo sole, l'attraversò tutta e le diede nuova linfa per il quotidiano.
All'orizzonte le nuvole tridimensionali le ricordavano che il mondo è vivo, e da scoprire.


 Già, la tridimensionalità.... la diamo tutti per scontata, pensò, e invece è la dimensione che ci mostra il fieri, il movimento... il poter, dover andare oltre....
Gli ombrelloni ancora chiusi ed i giochi dei bambini dei lidi, che tra poco avrebbero aperto le lasciarono un piacevole senso di serenità e benessere.
 


 Ma fu quella piccola insenatura che attirò la sua attenzione : simile ad un anfiteatro di sabbia, era perfetta, rotonda, come il senso di pienezza cui anelava la sua anima da tempo.
 

 Il sole primaverile la riscaldava... e lei aveva sete. Ma perché non aveva acquistato quella bottiglietta di CocaCola ? Perché aveva sperato di essere diversa, di essere migliore, di poter rinunciare a quello strano intruglio sciropposo che le piaceva tanto....

 Guardò meglio l'insenatura : ad un secondo sguardo non era rotonda, ma si piegava in due, interrotta.

 Come la vita quotidiana, piena di imperfezioni e problemi, ma carica anche di promesse di future estati di risveglio dell'anima.
Come se stessa, tutto fuorché l'emblema della perfezione, con quel fisico troppo pieno, che aveva odiato sin da bambina, e quel sentirsi sempre sbagliata, fino a voler sparire in mezzo alla folla.

 Vaffanzum alla dieta ! esclamò- io voglio vivere !
Entrò nel chioschetto e l'agognata bottiglietta di CocaCola fu sua.
Mentre beveva con avidità, sorrise : in lontananza le tracce di orme sulla sabbia si susseguivano sull'arenile, vicino l'acqua che lambiva la riva.
L'importante è lasciare tracce di noi, attraverso i nostri sogni- pensò.
Ed il mio spirito inquieto ne ha tanti di sogni da esprimere. Gioì.

-Tornerò presto a lasciare altre tracce sulla spiaggia, perché senza testimonianza, senza ricordo, noi non esistiamo.
E non importa se ciò che testimoniamo è straordinario o quotidiano, può trattarsi anche solo di una giornata come tante, l'importante è fare un respiro profondo... e sentirsi vivi !
In una giornata come tante...