giovedì 28 novembre 2013

ATTIMI....

 

Era la sera della vigilia di Natale,
di un giorno di inizio inverno.
Quell'anno il freddo stentava ad arrivare,
e la natura sembrava quasi risentirne,
come a presagire dei cambiamenti innaturali nel clima.
Gli aranci avevano tardato a maturare,
e persino prati e giardini sembravano rigogliosi,
come all'inizio di primavera.

1. 
Monica entrò infreddolita in un caffè,
per ristorarsi con una cioccolata calda
:
vabbè che l'inverno tardava,
ma lei stavolta aveva proprio esagerato, ad andar in giro con le infradito fino a dicembre.
Si guardò i piedi, doloranti e gonfi,
e poi le mani, rugose e screpolate,
piene di storie da raccontare.
Poi sentì una fitta all'inguine
:
Accidenti come scalciava !
Si accarezzò la pancia con amore infinito,
ed il quasi nato si fermò,
come a raccogliere la carezza della madre.
 
2. 
Dall'altra parte della strada,
in una villetta decorata a festa,
che pareva uscita dritta dritta da un film sul Natale,
Paola rimboccava le coperte al padre sofferente.
Con una pezzuola umida gli deterse delicatamente il viso,
poi porgendogli un sorso d'acqua, con una cannuccia,
gli accarezzò i capelli morbidi e bianchi come la neve.
Già, la neve,
quest'anno sarebbe stato un Natale tiepido e asciutto come un campo di grano a giugno,
altro che neve....
E chissà se suo padre
avrebbe fatto in tempo a rivederla per l'ultima volta....
 
 3.
Due isolati più avanti,
Ombretta si affrettava a chiudere il suo negozio di fiori.
Altro che trucco e parrucco,
se non si fosse sbrigata ad andar da Pino, lo coiffeur,
coi capelli alla Karen sull'Iss,
ci sarebbe arrivata alla cena da Erminia.
Lo squillo del telefono la fece sobbalzare :
aveva completamente dimenticato che doveva fare una consegna in serata.
Riaprì il negozio, lasciando la porta aperta,

e andò a prendere nel retro la composizione di fiori.....

La sera avanzava, nel piccolo borgo.
Nascosti dietro i gradini delle scalinate,
piccoli presepi facevano bella mostra di sé,
in una gara che coinvolgeva tutti i rioni,
rievocando antiche tradizioni,
chè mano sapienti mettevan mano alle composizioni,
e nonne, e nipoti,
lavoravano insieme ciacolando allegri
per preparare il presepe familiare che sarebbe stato esposto nei vicoletti.

4.
Monica pagò il conto, infilò di fretta il cappotto
e uscì dalla caffetteria :
se non si sbrigava a raggiungere la corriera 
avrebbe passato il Natale da sola.
Odiava il posto in cui viveva,
apparentemente accogliente e pieno di solidarietà
ma in realtà opportunista e pieno di egoismi personali.
Nonostante ce l'avesse messa tutta si sentiva ancora un'aliena,
e aveva affrontato la sua gravidanza e la perdita di Fabio
tutta da sola,
con la dignità di una donna madre e single,
che nulla chiede ma sopravvive cercando il bello intorno a sé.

I rintocchi delle campane la riportarono alla realtà,
era tardi,
corse, tutto d'un fiato,
fino alla corriera,
ma fu inutile,
il piccolo bus partì lasciandola indietro arrabbiata e trafelata.
"Accidenti!-
si disse sconfortata- mi toccherà andare da zia Ines domattina.
E come la passerò dunque la vigilia di Natale ?
Bene, vuol dire che andrò a letto presto e riposerò.
Perché noi ce la caveremo, vero pulce ?"

pensò riaccarezzandosi il pancione.
E stavolta il bimbo sporse la manina,

che attraverso la pancia emerse come un pesciolino in un acquario.

5.
Nella villetta decorata a festa,
Paola preparava un semplice e frugale pasto per lei e il padre.
Poche cose, ma buone e nutrienti,
l'importante era stare insieme :
un po' di lenticchia, 2 fettine di prosciutto di montagna,
due marron glacé per uno,
papà adorava le castagne, in tutte le loro forme.
E un dito di spumante,
no, non quello secco,
quello dolce,
giusto per rinfrescare il palato.
Cominciò ad affettare il prosciutto,

e, mentre papà dormiva,
accese il giradischi e mise su un vecchio disco di F. Sinatra...
Ah, ora sì che era Natale :)

6.
Nel suo negozio di fiori,
Ombretta tentava di ricordare dove potesse essere finita la composizione da consegnare.
"Giuro che stavolta la ammazzo-

disse borbottando tra sé e sé
riferendosi alla vecchia zia che l'aiutava al negozio-
Deve averla fatta consegnare per sbaglio alla moglie del signor Giovanni, al posto delle margherite.
Ed ora vallo a sentire,

lui che è così tirchio,
va a finire che non me la pagherà e ci rimetterò di tasca mia.
Adoro quella donna,

ma se continua così mi manderà al manicomio..."
borbottò infine riaccingendosi a chiudere di nuovo porte e saracinesche.

7.
Poco più in là,
nella stradina piccina picciò,
che portava alla sua casetta piccina picciò,
Monica trascinava se stessa,
e la sua panciona,
fino a casa, per sdraiarsi nel letto e riposare finalmente,
dopo una giornata pesante.
Fuori,
il tempo cominciava a cambiare.
Adesso sembrava esserci veramente freddo.
Come.... sembrava quasi freddo da neve.
Ma non può essere ! -  
si disse la ragazza, guardando i nuvoloni neri all'orizzonte.
Cercò le chiavi di casa in borsa,

mai che riuscisse a trovar qualcosa in quella borsa,
mannaggia al giorno in cui l'aveva comprata.
Si fermò a cercarle, ma distratta com'era non si accorse del gradino.
Incespicò e cadde, sbattendo la testa.
Svenne.


Ormai la sera avanzava,
e nel borgo i camini crepitavano allegri profumando le strade di antichi odori,
carichi di promesse di tepori familiari e risate di bambini.
I negozi cominciavano a chiudere le saracinesche,
solo i forni rimanevano aperti,
per rifornire fino all'ultimo
gli avventori pigri e frettolosi che non avevano voglia di cucinare.

8.
Nel frattempo,
il fuoco scoppiettava in casa di Paola,
la piccola cena era stata consumata,
e lei poteva dedicarsi al suo hobby preferito
:
la scrittura.
Gnomi, e folletti, e fiabe incantate,
parevano aver preso vita.
E la polvere di fata pervadeva tutta la stanza.
"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
Il Piccolo Principe, la sua opera preferita....
un concentrato di saggezza,
in cui, il suo autore,
aveva permesso all'anima di andare oltre i confini del mondo,
e di ritornarvi scoprendo che
forse ciò che cerchiamo è dentro di noi,
o perlomeno vicino ad esso,
e che dobbiamo cogliere l'attimo,
prima che sia tardi.
La campana segnò le 23 e tre quarti,
mancava poco alla mezzanotte.
Si alzò dalla sedia per recarsi in camera del padre....


Ma dicevamo prima dei negozi.
Già, i negozi...
e Ombretta, che fine aveva fatto ?


9.
Ombretta si abbottonò il giubbino,
rabbrividendo per il freddo.
Ormai era tardi per andare dallo coiffeur,

sarebbe rimasta spettinata.
Ma in fondo che importava !

pensò cercando inutilmente le chiavi per chiudere la porta del magazzino.
Strano, non le trovava.
Doveva averle lasciate dentro,

pensò, e cercò con la mano l'interruttore della luce,
ma si accorse che, stranamente,
la lampadina non si accendeva...
Rientrò nel deposito,
e fu allora che la vide.
L'immagine di un ragazzo,

avrà avuto più o meno 16 anni,
l'aria scanzonata e invincibile di quell'età,
ed uno sguardo formidabile,
da bucarti il cuore.
Ma...come ?
Come era possibile ?
- si chiedeva stupefatta Ombretta,

mentre una tenace consapevolezza si faceva strada nella sua mente.
Non poteva essere che lui,
Mattia, il primo ragazzo che aveva amato.
Solo che c'era un piccolo insignificante
particolare
:
non si incontravano da 20 anni.
Subito dopo il terzo di liceo lui si era trasferito con la sua famiglia,

dall'altra parte del mondo,
e alla fine,
dopo qualche lettera,
i due ragazzi avevano perso le tracce l'una dell'altro.
E poi questo ragazzo sembrava più giovane,

quasi un adolescente,
come se il tempo non fosse mai passato e si fosse fermato a 20 anni prima.
Mentre era intenta a pensare tutte queste cose,
come per magia,
il negozio si illuminò,
come un cielo trapuntato di stelle
in una notte nera e siderale.
Ombretta era ammutolita,
avrebbe dovuto essere spaventata,
ma stranamente era rimasta calma,
e anzi, un senso di pace la pervadeva da capo a piedi,
come se da tempo aspettasse quest'incontro.
Il ragazzo la guardò con sguardo sornione,
poi, d'improvviso,
le rubò un bacio,
e svanendo nella notte le mormorò
:
Vuoi Imbiancare La Luna All'Alba con me ?

E sparì.

10.
Monica riaprì gli occhi dolorante.
Ma cos'era successo ?

Si ricordò di essere caduta, inciampando in un gradino.
E forse era svenuta....
Doveva essere rimasta riversa a terra per tanto tempo,
mentre fuori la temperatura si abbassava e la notte scendeva.
Si toccò la gamba : era bagnata.
Da dove veniva quell'acqua, se non aveva piovuto ?
D'improvviso realizzò : le acque, le si erano rotte le acque....

Il pensiero del bambino la gelò : come stava ? che ne sarebbe stato di lui ?
Si sforzò di restar calma, doveva a tutti i costi arrivare a casa.
Ma un dolore lancinante, appena tentò di mettersi in piedi la bloccò, e la costrinse a ripensarci.
Si trascinò, carponi, al bordo della stradina, fino al capanno degli attrezzi.
Poi, delicatamente,
si toccò la pancia, per vedere se il bambino rispondeva.
In un attimo che parve un'eternità, attese la risposta della creatura.
Che,
stuzzicata dai movimenti della madre,
reagì scalciando con una forza insperata.
Piangendo dalla gioia,
 Monica si concentrò adesso sui dolori che sentiva la stavano lentamente avvolgendo, minuto dopo minuto.
Fitte lancinanti e puntuali, arrivavano dai fianchi,
e si espandevano al bacino, con cadenza regolare, sempre più ravvicinata.
Non ebbe dubbi : erano doglie.

E lei era da sola.
Per strada al freddo, sotto la luce fioca di un lampione.
Riuscì ad allungarsi,
 giusto quel che bastava per tirar fuori dal capanno una coperta.
Se la mise addosso,
avrebbe dovuto resistere.
Sentì i rintocchi di una campana,
erano le 23.55,
tra poco sarebbe stato Natale.

11.
Paola arrivò in camera dal padre,
che pareva stranamente in forma quella sera.
Papà, ho portato i bicchieri per brindare-
gli disse dolcemente mentre si preparava a stappare la bottiglia di spumante.
 Lascia stare, abbiamo tempo-
rispose il padre sorridendo.
Ho voglia di andare in veranda,

a godermi il fuoco del camino.
E' tanto che non passiamo un po' di tempo a parlare,
noi due.
Si appoggiò delicatamente al suo braccio,
e sorreggendosi così alla ragazza arrivò fino alla finestra,
la aprì delicatamente e...
Lo senti ?- proseguì,
è l'odore della neve !
Chiudi gli occhi e metti in azione gli altri sensi,
che percepisci ?
La giovane donna, dapprima perplessa,
decise di lasciarsi andare,
dopotutto erano anni che non vedeva il padre parlare in quel modo entusiasmandosi,
ed era come se fosse uscito improvvisamente dal suo torpore.

Sento un freddo pungente come l'ago di un pino,
e il crepitio dei rami degli alberi,
come se si preparassero ad accogliere un peso, piegandosi.
Una civetta, in lontananza,
lanciare richiami verso la luna.
Odore di foglie e frasche umide,
calpestate da un animale che cerca riparo.
Sento il mio cuore battere più lentamente,
e rallentare in una quiete surreale.
E sento tutte le sfumature dello spettro della luce,
pronte a fondersi in un unico colore,
come all'inizio di un nuovo arcobaleno. 

"Impara ad ascoltare il tuo cuore-
le mormorò il padre,
- non aver paura della vita,
cogli ogni attimo che essa ti concede,
ed apri la tua anima all'infinito,
senza esitare."
E dopo aver mormorato queste parole,
la guardò teneramente e, accarezzandole il viso,
 si accasciò esanime come un corpo senza vita.

Lo stereo suonava canzoni di Natale,
ed una figlia abbracciava per l'ultima volta colui che l'aveva amata di un amore senza tempo.
L'orologio della chiesa segnava i rintocchi :
era mezzanotte,
era dunque Natale.
Poi,

d'improvviso,
i mille colori delle luci della strada divennero uno solo.
I rami degli alberi crepitarono,
e cominciò la danza dei fiocchi....
.....nevicava.
 
12.
Ombretta sedeva pensierosa a casa di amici.
Non riusciva a togliersi dalla mente quella visione.
Com'era possibile ? 
Le avevano dato qualche sostanza senza che lei se ne accorgesse ?
Aveva forse sognato ?
Si diede un pizzicotto, per verificare che fosse sveglia,

ma...Hai, eccome se lo era !
Eppure ....

c'era qualcosa di familiare in quella frase che lui le aveva detto prima di scomparire,
poche ore prima
:
Ma certo !
Come aveva fatto a non pensarci prima !
Andò all'ingresso a cercare la sua borsetta,

doveva essere lì la sua vecchia agenda,
non aveva mai avuto il tempo di cambiarla.
Sfogliò ansiosamente le pagine finché non lo trovò.

Ecco qua :
Villa Alba.
La residenza dei genitori di Mattia.
Guardò l'orologio

:
Mezzanotte meno 5 minuti.

Con le mani che tremavano prese il cellulare e compose il numero.
Pronto, chi parla ? ....
rispose una voce maschile.

Epilogo

Monica raccolse tutte le sue forze
cercando di convogliarle verso la spinta finale.
Al corso le avevano insegnato a respirare,

e lei sapeva che urlare non le sarebbe servito a niente,
solo a disperdere le sue energie.
Inspirò a fondo,

poi, spingendo con tutta se stessa,
si lasciò andare.
La natura meravigliosa fece il suo corso,
le ossa del bacino della madre si spostarono per lasciar passare il corpo del neonato,
e il piccolo venne fuori,
e con un pianto dirotto urlò al mondo il suo diritto di esistere.
La ragazza avvicinò il bimbo al suo seno,
e lo avvolse col cappotto e la coperta.
Fu in quel momento che si accorse che nevicava...
Che strano,
eppure non era prevista la neve quella notte.

Un suono di motori la riportò alla realtà
:
l'avevano trovata !
Mani solerti e sicure

la coprivano adesso con calde coperte
e si prendevano cura del suo piccolo.

Ombretta respirò a fondo,
non riusciva più a trattenere le lacrime.
Si sorprese a singhiozzare,

e dovette fuggire in bagno per non fare preoccupare gli altri.
L'aveva trovato.
L'aveva cercato per tutta la vita in un altro continente,
dall'altra parte del mondo,
ed invece era sempre stato lì,
a due passi da lei,
e non si erano mai incontrati,
troppo presi dal tentativo di dimenticare,
e di cercare di guidare un destino cui rifiutavano di appartenere.
Dunque non sapeva come,
ma la sua anima gemella l'aveva trovata,
dandole un indizio affinché la parte mancante la ritrovasse a sua volta.
Congiunzioni astrali- si disse,
e ripensando a quella voce calda e profonda,
che in poche parole l'aveva avvolta di un amore totale e desiderato,
facendola sentire nuda, eppure non fragile,
protetta, eppure non debole,
arrossì,
come ai tempi in cui aveva 16 anni.

La neve copriva adesso tutta la frazione,
e i fiocchi svolgevano la loro danza,
avvolgendo ogni cosa con una pace universale,
che infondeva serenità.
Paola aprì la finestra e respirò a fondo
:
adesso lo sentiva,
l'odore della neve.
Era un impercettibile ma tangibile aroma muschiato,
pungente ed allo stesso tempo solido, corposo e consistente.
Odore di natura, che tutto invade e crea.
Odore di tepore familiare,
che ci ricorda che noi non siamo fatti per essere soli.
Le sembrò di vederlo allora,
danzare in mezzo ai fiocchi,
con quello sguardo buono,
lo sguardo di tutto il bene del mondo,
mentre la prendeva in giro e le diceva :
Paola, cogli l'attimo,

prometti che sfrutterai le opportunità che la vita ti dà.

Attimi...
La nascita,
la morte, intesa come rinascita.
E l'incontro con la parte mancante di sé.
Frazioni di tempo,
lungo il relativo percorso dell'esistenza umana.
Briciole di storie,
di esperienze di vita,
limitate, eppur infinite.
Scelte,
punti di snodo,
frutto di libero arbitrio
o di strane congiunture del destino.
Ciò che importa forse non è quel che otteniamo,
perché spesso non lo possiamo controllare,
ma il modo in cui la affrontiamo,
la grande sfida che ogni giorno la vita ci propone.
Consapevoli,
che l'esistenza in fondo,
non è che una grande avventura....

Valeria Ronsivalle
"Se qualcuno ama un fiore,
di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle,
questo basta a farlo felice quando lo guarda".

Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe, capitolo 7.



 

venerdì 8 novembre 2013

GHOST...

 

Scendeva la notte sulle strade appena bagnate,
ed una lieve nebbia ricopriva le case creando un'atmosfera surreale quella sera.
Ero uscita di consueto con la mia piccola peste pelosa, per il breve giretto serale.

Dafne aveva voglia di giocare, e, trovata una pigna, si attardava a sgranocchiarla vicino a una panchina abbandonata.
La quiete della sera mi rasserenava, e lasciava la mia mente libera di vagare qua e là, tra cielo e terra, in cerca di un senso logico che sembravo non trovare.

Ripresa la via del ritorno, mi passò accanto una donna, che dopo aver fatto pochi passi, tornò indietro e tutto d'un fiato mi disse :
"Io avevo una cagnetta come la sua, mi è morta ieri, dopo 14 anni.
Mi è stata vicina senza lasciarmi un attimo. Anche nella malattia.

Ma ieri è morta."

Una lacrima sembrò velarle lo sguardo, e lei se ne vergognò.
Poi, guardandomi, mormorò : "Scusi se l'ho fermata, ho avuto un ictus che mi ha paralizzata per metà, e da allora non riesco a essere padrona di me stessa, non lo faccio apposta.
Scusi se l'ho fermata, non lo faccio apposta."

Mi dispiacque così tanto che se ne vergognasse, che le risposi :
"Stia tranquilla, non si scusi, ho avuto 4 cani, so cosa vuol dire provar dolore per la morte di uno di loro."
Ma lei sembrava mortificata di aver mostrato la sua sofferenza ad un'estranea, e facendo piccoli passi per andar via, continuava a ripetere, con lo sguardo rivolto a terra, innanzi a sé : "Scusi se l'ho fermata, ma da quando prendo le medicine non lo faccio apposta....".

Non riuscii a trattenerla, non volle esser tranquillizzata.
La guardai mentre si allontanava, figura minuta e fragile, che appariva l'ombra di quella che doveva esser stata.
Con passo incerto e traballante, e quell'aria dolorosamente ferita nell'anima, scomparve in pochi attimi tra le strade annebbiate della sera.


Ed io, sconvolta da un'apparizione quasi surreale, mi ritrovai a pensare a quanti invisibili, ombre di loro stessi, avevo incontrato nella mia vita.
Fantasmi, persone che avevano perso la loro identità, per scelte sbagliate o malattie improvvise.
In ognuna di loro, la dolorosa consapevolezza che non sarebbero più state "normali".
Che la loro sorte sarebbe dipesa, a secondo dei casi, da un farmaco, da un lavoro, o da un aiuto economico che ridesse loro dignità.
Pensai ai tanti che avevano fallito il loro progetto di vita, e che di questo fallimento ne portavano i segni, perché la loro anima era segnata, vergata a fuoco dall'umiliazione di non trovare un posto giusto nel luogo ove vivevano, e di sentirsi sempre come alieni in mezzo alla gente.
Pensai alla difficoltà di trovare dentro di sé la forza che li facesse arrivare a fine giornata.

E allo strabiliante istinto, che li portava, giorno dopo giorno, a cercarne un pezzo, di quel sole, per conservarlo in un angolo del cuore e riscaldarlo nel momento di sofferenza più estrema.
Li vidi, uno ad uno, cadere, rialzarsi, cadere di nuovo e non smettere di lottare.
Come fantasmi in una notte piena di nebbia, coloro che si erano persi, e non ancora ritrovati, affollavano le nostre vite, spesso resi invisibili dal cinismo e la freneticità della vita quotidiana.

Sorrisi, di un sorriso amaro..." Io li vedo, e li riconosco questi fantasmi, e loro vedono in me questa capacità, e si fermano a parlarmi, come a chiedermi aiuto..."
Pensateci bene .... quante volte, dal medico, al supermercato, sul tram, al lavoro, nel palazzo, ne avete avuto uno accanto e non l'avete riconosciuto, invisibile ai più ?
E non parlo tanto dei poveri, o dei senzatetto, parlo di persone che hanno smarrito la direzione del loro cammino... e che stanno ancora tentando di ritrovarla.


"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
Antoine De Saint Exupéry "Il Piccolo Principe"

GHOST......