venerdì 27 settembre 2013

Capita ....



A volte capita ...
Che la vita ti sommerga con i suoi problemi e le sue magagne.
Che d'improvviso ti rendi conto
di esserti persa per strada
e non riuscire a ritrovarti.
Capita che tutto quello che hai costruito con fatica
crolli improvvisamente e inesorabilmente giù.
O che persone nelle quali avevi riposto la tua fiducia
comincino a parlare lingue diverse e incomprensibili.
Capita che la distanza dalle persone care
d'un tratto diventi insopportabile.
E la distanza non fisica, ma psichica, da chi pensavi che ti avrebbe compreso ... E invece stì c@zzi !

E allora, stremato dal dolore, ti sdrai sul letto piegato in due, rannicchiato su te stesso,
trattenendo il respiro e aspettando che tutto passi .

E poi per un qualche strano mistero,
cominci a cercare un appiglio a cui aggrapparti per respirare ancora e sentirti vivo.
Allora ti rifugi nelle tue passioni.
Così, in una sera di settembre, ti trovi a piangere come una fontana,
guardando commossa tante anime,
manifestare affetto verso un amico un pó speciale.
E scrutare il cielo impreziosito dalle stelle,
per trovare la quiete. E respirare allentando la morsa.
Per riprendere a trattenere il fiato c'è sempre tempo.
Ma stanotte quell'istinto primordiale che, nostro malgrado, ci trascina verso la vita,
ci regala una finestra sul mondo.
Ci riconcilia per un attimo con il quotidiano, e fa brillare i nostri frammenti di luce.
Per riprendere la lotta c'è sempre tempo.
Ma stanotte ... fateci sognare ....

Fotografia di Luca Parmitano, Credits : ESA/NASA

martedì 24 settembre 2013

A piedi nudi verso l'infinito...



Chissà a cosa pensava, quel giorno, l'uomo delle stelle, guardando l'infinito innanzi a sé.
E chissà se era consapevole, di aver cambiato quell'estate, la percezione che avevamo del mondo, prendendoci per mano e portandoci lassù nella Stazione Orbitante.
Forse avremmo voluto perderci anche noi, nel cielo trapuntato di stelle, dimenticare il reale un attimo, e lasciarci andare a sognare.
O forse ciò che vedeva egli, in realtà dall'oblò,
è che ogni giorno è buono per rinascere, perché la nostra vita parte da ciò che abbiamo già, chissà.

L'Astropoeta accarezzò l'orizzonte di nuvole, e come un pittore su una tela, dipinse con le parole le emozioni che provava.
Dipinse vulcani e isole, e fiumi lontani, e raccontò la bellezza di essere umani.
Ricordò i nostri limiti, ci descrisse la paura, con lo sguardo da piccolo principe ci mostrò la sua avventura.
Salutò vecchi amici in partenza, ci spiegó le leggi fisiche, umanizzando la scienza.
Poi guardando oltre la cupola, vide che stava sorvolando una sagoma familiare.
Sorridendo si commosse, volò via e riprese a lavorare...

Buona notte a tutti ^_^


Fotografia di Luca Parmitano, Credits : ESA/NASA

mercoledì 18 settembre 2013

Gli occhi aperti sul respiro del mondo



Ti ringrazio - disse il ragazzo all'uomo delle stelle .
- Perché ci mostri il mondo attraverso gli occhi della tua passione, come non l'avremmo mai visto da soli.
Allo stesso modo in cui noi, volontari verso i più deboli, eravamo per loro braccia e occhi, e gambe.-

Sai, Filippo- gli rispose allora Valeria in commento alla foto-
io credo che forse noi oggi siamo in grado di apprezzare la bellezza di questa immagine, grazie all'amore per la vita che loro ci hanno insegnato.
E più tempo passa, e più mi convinco che loro sono stati i nostri occhi attraverso i quali abbiamo imparato a vedere la vita in modo diverso.-

Così dunque riflettevano i due amici, ritrovatisi per caso a commentare una foto dallo spazio, scoprendosi ancora uniti da ideali ed esperienze che andavano oltre il tempo, e annullavano le distanze.
La ragazza si commosse.
Com'è strana la vita- pensò asciugando una lacrima furtiva che già le scendeva giù per le guance-
Prima ti allontana mille chilometri, occupato dagli impegni quotidiani.
Poi, in qualche modo, ti fa ritrovare, e quando meno te l'aspetti ti mostra le tracce comuni che insieme a quelle persone tu hai lasciato.

Uscì fuori in terrazza. Quella sera un cielo terso e limpido faceva da cornice ad una sfilata di stelle.
Chiuse gli occhi e li vide : uno dopo l'altro gli amici di allora, che come tanti astri brillavano di luce propria.
Ma la loro luce non si sarebbe mai oscurata.
Nino, Davide, Carmeluccio, Vera, Elisabetta, Giuseppe, Alessandro, Nicoletta, Vittorio, Vincenzo, Ionella, Pasqualino, Giovanni, Enza, Filippo, Carmela e tanti altri che pian piano le affioravano alla mente.
Alcuni di loro erano ormai nel cielo, a rallegrar gli angeli con il loro infinito stupore, altri invece li incontravi di rado, ma ogni volta sembrava sempre che il tempo si fosse fermato.

E invece ...
Quanto tempo era passato !
Vent'anni ! O forse più, da quella volta che aveva scelto di avvicinarsi al volontariato.
E la sua vita era cambiata per sempre . Come marchiata a fuoco sulla sua pelle.

Le venne un brivido , l'aria fresca del mare di sera la rigenerò, e seduta a riva, lasciando che l'acqua le lambisse pian piano le caviglie, si lasciò andare ai ricordi....

Il Villaggio San Francesco : un insieme di case sdirrupate, che ai più sarebbe potuto sembrare un luogo triste e abbandonato a se stesso.
Ma che d'estate si animava di voci festanti e laboriose, intente a far comunità, e a scoprire pazientemente nell'altro, tesori inimmaginabili e meravigliosi, bisognava solo aver voglia di scoprirlo.
In quel luogo i pigri diventavano all'improvviso solerti e pronti, perché è bello lavorare tutti insieme per qualcosa.
Vita di comunità dunque : refettorio, camerate, bagni e cucina.
Sveglia al mattino presto, e alla sera spettacoli e canti.
E vai con le danze !

Ma ... C'era qualcosa di più in quel luogo e in quel tempo.
Lo sentivi palpabile nell'aria, silenzioso ma presente.
Lo avvertivi nei sorrisi della gente, o negli sguardi malinconici di alcune mamme.
Ti colpiva come un pugno nello stomaco all'improvviso, tale e tanta era la forza che proveniva da esso.
Era la fede in qualcosa di più grande.
Che come una leva su una montagna, smuoveva ostacoli impossibili.
E ridava dignità e pace, a chi assisteva, e a chi era assistito.

In quell'estate del 91 diventai donna.
All'alba dei miei 18 anni fui unita indissolubilmente a chi condivise con me quell'esperienza, da un legame che né il tempo, e né lo spazio, avrebbe mai più spezzato.

La ragazza guardò nell'acqua calma del mare della sera, riflettersi le luci lontane delle barche dei pescatori.
E si sovvenne ancora dei turni in cucina, a ciacolare allegri strigliando pignatte ; delle Messe all'aperto, in cui l'anima fluiva libera da pensieri e costrizioni, e si lasciava andare per un attimo all'infinito.
Le verifiche serali, in cui prendevamo coscienza, del fatto che più che dare, noi volontari avevamo piuttosto ricevuto :
- lo stupore e la meraviglia, nei confronti della vita
- la dignità sempre viva, anche in condizioni precarie e difficili da sopportare
- l'umiltà e la gioia di dare, in base a ciò che siamo in grado di fare.

Riguardò le stelle, e le ringraziò, perché la donna di oggi, non sarebbe esistita senza la volontaria di ieri.

E saremo pure sparsi in giro per il mondo, come i rivoli di un fiume che giunge fino al mare.
Ma la sorgente che ci ha dato la vita è sempre una, e per quanto alla fine potremo essere lontani, prima o poi ci ritroveremo a scambiarci frammenti di luce, magari, chissà, in una sera d'estate, commentando una foto dal cielo....


Fotografia di Luca Parmitano, Credits : ESA/ NASA

domenica 8 settembre 2013

L'UOMO DELLE STELLE




-Che strana estate era stata quella !
pensò Giulia mentre, con aria assonnata, finiva di riporre gli ultimi teli del mare, nell'armadio odoroso di mughetto selvatico.
Pareva ieri che era finita la scuola, ed un vociare festante di bambini annunciava vacanze.
Vacanze per chi ? Non certo per lei, che con fare coraggioso si ostinava a tenere in piedi il bed & breakfast di famiglia.
La Casa del Sole, così l'avevano chiamata quella piccola villetta rustica di tre piani, arredata con cura da nonna Tina quando, suo malgrado, era stata costretta ad affittar parte della casa ad estranei per arrivar a fine mese, dopo la morte improvvisa del marito.
Un piccolo nido a pochi passi dal mare, in una frazione sconosciuta ai più, che per questo godeva ancora di una pace silenziosa.
Un luogo dove rifugiarsi per pensare, che accoglieva ogni anno famiglie cinguettanti , curiose di esplorare il laghetto delle cicogne, ubicato non molto lontano e meta incessante di osservazione naturalistica.

In quella strana estate che aveva tardato ad arrivare ... ma poi era stata implacabilmente torrida.
In quell'estate di giudizi e di sentenze, di proteste e di rivolte.
Un estate in cui veniva al mondo un baby reale, mentre per molta gente di reale c'era solo la difficoltà d'arrivar a fine mese.
In quell'estate di crisi, politiche, economiche, ma spesso anche personali, Giulia sentiva, come tanti, la necessità impellente di fermarsi a riflettere, per ritrovare quella parte perduta di sé e riuscire, finalmente, a poter andare "oltre".
Si fermò ad ascoltare : fuori le risate dei bambini, intenti a tirar gavettoni, nell'ultimo giorno di vacanza, la riportarono alla realtà.
Era ora di preparar la tavola per la cena, gli ospiti sarebbero andati via l'indomani.
Eugenio, che dei bimbi era il più curioso, incessante monello di 6 anni che sfiniva i genitori con le sue domande assurde, sulla vita e sul perché delle cose, arrivò correndo in soggiorno, e indicando il cielo oltre la finestra, guardò Giulia con fare esperto e risoluto, e così le parlò :

"Ho notato che tieni sempre chiusa una stanza nella villa. Questa sera potresti aprirla per me ? "
La ragazza impallidì non sapendo che dire, poi, ripresasi, rispose : "Quella stanza apparteneva a mio papà, era il suo studio, posso sapere a che ti serve entrarci ? ".
Il bimbetto allora tirò fuori da una borsa, un iPad nuovo fiammante ed, esibendolo come un trofeo, toccò lo schermo mostrando un'immagine della Terra e spiegò :


" Questa è una foto dell'uomo delle stelle. Che ogni giorno, lassù dal cielo, ci invia immagini del nostro pianeta.
L'altro giorno ci ha mostrato un lago, che brillava come un gioiello tra Francia e Svizzera,

poi un tramonto sullo Stretto, con gli sbuffi dell'Etna a venire su nel cielo.

Le acque del San Lawrence, che si tingono di sfumature viola, e corsi d'acqua dorati, al tramonto, vicino Odessa.
La Sicilia, piena di luci, di notte, lui l'ha chiamata "un faro per questo viaggiatore", forse perché a volte lassù in alto, lontano dai suoi cari, sente il bisogno di vedere qualcosa di familiare.
E chissà se qualche volta, stringendo due quadrati di stoffa colorati delle sue bambine, quando la stazione spaziale è passata vicino casa, l'avrà sfiorata con una carezza immaginaria, fotografandola con gli occhi del cuore."
"Ma è tutto solo ?" domandò Giulia definitivamente conquistata dalle parole del bambino.
"No, fa parte di una squadra internazionale", riprese forbito il bimbetto. "Il loro compito è studiare lo Spazio, ed effettuare in assenza di gravità alcuni esperimenti scientifici importanti per gli esseri umani.
A molta gente possono sembrare extraterrestri, per le cose eccezionali che riescono a fare.
Ma io lo so che non è vero, ne son sicuro, ho sentito dire all'uomo delle stelle :
"L'ultima volta che ho controllato ero umano anch'io". (cit.)
-Ancora non mi hai detto peró perché dovrei farti entrare nello studio del mio babbo- riprese Giulia.
"Perché ho visto che in quella stanza tu tieni un telescopio con il quale osservare il cielo da quella piccola terrazza che si vede da quaggiù. E stasera è la sera che passa."
- Mmmmhhh, bambino curioso, vedo che ti sei studiato bene la cosa !
Ma chi, deve passare insomma ! -
"Io non so proprio come devo fare con voi mamme di oggi ! - sbuffò il bambino spazientito. E va bene che ai vostri tempi non c'era l'energia elettrica, ma a volte proprio non ci arrivate a capire certe cose."
E mentre Giulia tratteneva una risata soffocata, il bimbo spiegó : "Stasera l'uomo delle stelle, a bordo della sua Stazione Spaziale, passerà sopra il cielo di Roma.
Ed io voglio salutarlo.
Posso aspettarlo in terrazza ?"
- E va bene-, cedette alfine Giulia - mi hai convinta, dopo cena andremo in terrazza.

Fu così, che quella sera, finito di cenare, Eugenio e Giulia andarono ad osservare il cielo.
In quella strana sera di fine estate un bimbo e la sua nuova amica, un'adulta che cercava, con grande sforzo, di trovare se stessa, osservarono il mondo da una prospettiva diversa.
Quei luoghi immortalati nelle foto inviate dallo spazio, e descritti dall'astronauta come doni preziosi.
Quelle immagini che a volte sembravano dipinti, di una bellezza tale da lasciarti senza fiato, ti riconciliavano con la vita, e ti facevano capire che, anche se a volte capitano giornate "no", vedere da che meraviglie siamo circondati, per un attimo, ti dà un senso di pace.

Così, quando l'uomo delle stelle passó, su in alto nel cielo, nella sua stazione spaziale che sembrava una stella, furono due gli amici che lo salutarono da una terrazza vicino al mare.

Poi, prima di addormentarsi, Giulia, ormai incuriosita, volle saperne di più su questo eroe dei cieli che aveva conquistato così il bambino.
E con grande stupore scoprì che a seguirne il lavoro, non erano solo bambini, ma nonne, papà, giovani che si affacciavano alla vita e donne di ogni età.
Lesse i commenti della gente comune, si divertì con le risposte ironiche dell'arguto Maggiore.
Rise notando le garbate lusinghe di donne che, con rispetto parlando di lady Parmitano, s'intende, gli dicevano che era un uomo che avrebbero voluto sposare.
Si ricordò dei pomeriggi passati col padre da bambina a guardare telefilm di fantascienza, e si scoprì appassionata di ciò che adesso era, semplicemente, scienza.
Tornò ragazzina confidando nel futuro, e si commosse vedendo, in quella sera di fine estate, migliaia di italiani stretti attorno a quel puntino nel cielo, ognuno con il bisogno di sperare : Ce la farò domani.
Poi, addormentandosi finalmente, mentre fuori un'alba limpida colorava un nuovo giorno, capì all'improvviso ciò che il bimbo, con il suo sguardo puro, doveva aver subito intuito :
Che l'uomo delle stelle, che aveva trasformato la geografia e la scienza in poesia, con i commenti appassionati a ciò che vedeva da lassù.
Che aveva dato un volto ai voli spaziali, esemplificando, con una chiarezza impressionante, processi e tecnologie elaborati.
Che si poneva in modo sempre umile, pur svolgendo un lavoro che il mondo gli invidiava.
Che aveva indossato la maglia della squadra del cuore facendo esplodere di gioia mezza Sicilia, era, essenzialmente, prima di tutto un Uomo.
E adesso chi glielo dice che non è un Dio, ai tifosi del Catania ? pensò sorridendo .
E finalmente si addormentò.

Dedicato a chi, nonostante tutto,non smette di sognare mai ...


Fotografia di Luca Parmitano, Credits : ESA/NASA